
I traguardi della vite in Alto Adige
Tra paesaggi fiabeschi
La viticoltura in Alto Adige ha più di 2000 anni di storia; furono i Reti, che grazie ai rapporti che intrattenevano con gli Etruschi svilupparono un’importante cultura vitivinicola. I Romani appresero utili elementi dai Reti, i quali avevano sviluppato una nuova tecnica per il deposito e il trasporto del vino in botti di legno.
Nei secoli l’aumento degli scambi commerciali e la costruzione di importanti vie di comunicazione permisero alla produzione vitivinicola della zona una fiorente crescita. Tale situazione si è protratta fino al periodo fascista durante il quale la viticoltura subì una forte crisi. La ripresa fu molto lenta e solo un cambiamento radicale del sistema produttivo che permise, verso la metà degli anni ’80, di passare da una viticoltura improntata sulla vendita di vino sfuso, alla valorizzazione del prodotto per mezzo di una più attenta ricerca della qualità, ne consentì la ripresa.
La regione viticola dell’Alto Adige è caratterizzata da numerose piccole zone di produzione, che si differenziano per altitudine, esposizione, inclinazione, tipo di terreno e condizioni climatiche influenzando la qualità dell’uva. In Alto Adige esistono attualmente circa 5000 ettari vitati, prevalentemente lungo zone collinari ed in pendio, a partire da 200 metri fino a 700 metri sul livello del mare. L’intera superficie vitata viene gestita da circa 5000 aziende, per cui si tratta di una gestione media di circa un ettaro di vigneto per azienda agricola.
I principali vitigni a bacca bianca della zona sono: Pinot Bianco, Chardonnay, Pinot Grigio, Traminer Aromatico, Sauvignon Blanc, Muller Thurgau, Sylvaner. A bacca rossa invece troviamo: Schiava, Lagrein, Pinot Nero, Merlot, Cabernet Sauvignon.
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