Sinefinis Slovenia

Sinefinis: il vino senza confini.

Fra Italia e Slovenia.

Il vino Sinefinis, che significa “senza fine, senza confini” vuole riunificare simbolicamente un territorio diviso nel 1947 tra Italia e Jugoslavia, mettendo insieme le cuvée di un viticoltore sloveno e di un italiano. Il territorio è stato austriaco fino al 1919, poi è passato all’Italia fino al 1947, quando la cortina di ferro sovietica divise in due questa zona.

Lo sloveno Matjaz Cetrtic, della cantina Ferdinand e l’italiano Roberto Princic da Giasbana vinificano lo stesso vitigno locale, chiamato “rumena rebula” nel lato sloveno e “ribolla gialla” in quello italiano. I due viticoltori, che hanno unito le loro competenze agronomiche e commerciali, ottenuto un master in wine business e deciso di produrre vino Sinefinis, dichiarano: “Questo spumante transfrontaliero sarà ovviamente catalogato come vino da tavola, ma spieghiamo la nostra idea sull’etichetta. L’acidità del vitigno rebula è ideale per lo spumante”.

La vinificazione di base avviene separatamente nelle due cantine, l’affinamento però si fa in una terza cantina in comune. Questa società un po’ insolita vuole dimostrare che il territorio è stato diviso solo per ragioni politiche, con la denominazione “brda” in Slovenia, e “collio” in Italia. Anche il vino può dunque trasmettere un messaggio politico.

E’ anche la geopolitica che ha indotto la scelta del vitigno, come spiega Toni Gomiscek, direttore della Vinoteka Brda, la collezione di vini più importante della zona. Dotato di uno spiccato senso dell’umorismo, Gomiscek dice sorridendo: “All’epoca austro-ungarica la priorità era il vino rosso, perché ci trovavamo nel meridione dell’impero, e il rosso si produce nel Sud. Poi, quando siamo diventati italiani, ci hanno imposto i vitigni bianchi. Logico, perché ci siamo ritrovati nel settentrione del nuovo Paese!”. Ed è rimasto il vitigno bianco, il rebula.

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