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Odori e difetti del vino

Quando di vino non si gode

Il più frequente degli odori sgradevoli che segnalano un difetto del vino è quello di tappo, percepibile già all’olfatto, ma in modo ancora più netto al gusto: è trasmesso al vino dal sughero attaccato da funghi parassiti.

Un altro segnale preoccupante è l’odore di rifermentazione e di feccia (sentore quasi di rancido), causato da un contatto eccessivamente protratto del vino con fecce ormai ossidate oppure da una rifermentazione non voluta, e quindi non controllata, in bottiglia (accade per lo più nei vini acquistati in damigiana e imbottigliati a casa).

Un terzo difetto può essere provocato da batteri che si sviluppano in botti mal conservate e non pulite con gli appositi prodotti antisettici; a volte invece si deve a uve non perfettamente sane: si avverte cogliendo sentori che ricordano la tintoria.

L’odore di ossidato (marsalato) è tipico di un vino rimasto troppo a lungo a contatto con l’ossigeno. Denuncia un processo irreversibile e costituisce un grave difetto, tranne per i vini che fanno dell’ossidazione la loro principale caratteristica (come, per l’appunto, il Marsala).

Un altro difetto facilmente riscontrabile è quello di ridotto (odore di chiuso), percepibile nei vini che hanno subito un invecchiamento in bottiglia in un ambiente privo di ossigeno. Talvolta scompare o si attenua, lasciando ossigenare il vino.

Infine l’odore di zolfo è provocato da un uso eccessivo di anidride solforosa. Avvertibile sia al naso sia in bocca, si può associare all’odore della lana bagnata o all’odore delle uova marce. Anche in questo caso non è possibile rimediare e il vino (ahimè!) va buttato.

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