viticoltura campana

La “dura vite” della Costa di Amalfi

Rinascita della viticoltura campana

La vite su queste terre venne introdotta con ogni probabilità dai Greci, ai quali seguirono i Romani, che diedero un grande contributo alla sua espansione e conseguente diffusione. La prima traccia della costruzione dei terrazzamenti che tanto caratterizzano oggi queste terre risale al 1012. I piccoli muretti a secco chiamati “macerinae” hanno avuto origine nella zona di Ravello.

I vigneti coprirono i fianchi scoscesi della Costa, diventando uno degli elementi caratteristici del paesaggio agricolo, soprattutto nelle aree poste tra i 200 e i 500 metri sul livello del mare. Un ruolo fondamentale al mantenimento delle varietà viticole nel tempo lo si deve alle caratteristiche geologiche della regione, le quali sono estremamente diversificate nel clima e nel suolo, spesso di natura vulcanica. Tali caratteristiche non hanno però salvato il patrimonio viticolo della zona dall’infestazione della fillossera a fine ‘800, che ne ha fortemente compromesso l’esistenza.

Il periodo successivo è stato travagliato e pieno di problemi per la viticoltura della costiera; solamente negli ultimi vent’anni l’impegno di alcuni produttori hanno puntato sulla valorizzazione e sul recupero delle varietà autoctone. I principali vitigni a bacca bianca sono: Falangina, Biancolella, Fenile Ginestra, Ripoli. A bacca rossa invece ricordiamo l’Aglianico, il Piedirosso, lo Sciascinoso (più conosciuto con il nome Olivella), e il Tintore.

Oggi grazie alle proposte della Strada del Vino Costa d’Amalfi è possibile ammirare queste bellezze senza pari.

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