
I sistemi di allevamento della vite
Il buon vino nasce in vigna
Le forme di allevamento della vite sono molteplici e profondamente diverse tra loro; tutte però condizionano in maniera decisiva il livello qualitativo del prodotto finale.
La scelta del sistema di allevamento da utilizzare dipende da molti fattori: clima, tipo di terreno, caratteristiche del vitigno impiantato, destinazione enologica delle scelte produttive, eventuale meccanizzazione del vigneto.
I sistemi di allevamento più diffusi sono circa una mezza dozzina. Quello dell’ “Alberello”, una pianticella tenuta a un’altezza di 30/40 centimetri da terra, è un sistema adottato di solito nelle zone calde dove l’acqua scarseggia. Carpe Vinum, non molto tempo fa si è occupato di questa forma di allevamento sulla splendida Isola di Pantelleria; se vi siete persi l’articolo cliccate qui!
Il “Guyot”, uno dei sistemi di allevamento più diffusi, prevede che sul fusto, alto 50-80 centimetri, vengano sistemati diversi fili orizzontali tra i pali, al più basso dei quali viene legato il capo al frutto. Gli altri rami sono legati verticalmente ai fili superiori. E’ un sistema, questo, che può adattarsi a diverse varianti.
Nel “Cordone speronato” il fusto della pianta può arrivare a un metro di altezza: la potatura è fatta in modo da far sviluppare un andamento orizzontale su un filo di ferro sul quale si trovano gli speroni (i tralci).
Adatto alle grandi produzioni è il sistema “Sylvoz” che prevede un tralcio orizzontale alto da cui partono i rami fruttiferi arcuati verso il basso.
Sotto il nome di “Pergola” vanno numerose forme di allevamento che si differenziano da regione a regione. Particolarmente utilizzata nel Triveneto questa forma di allevamento ha come caratteristica di base quella di formare un vero e proprio tetto di fogliame.
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