
Barbera d’Alba: “Non chiamatelo vino rustico”
Il vitigno “Barbera”, la cui coltivazione si è espansa nel corso degli anni, è oggi il vitigno a bacca rossa tra i più diffusi in Italia. La sua facile adattabilità a diversi terroir e le moderne tecniche di vinificazione hanno permesso a questo vino di sottrarsi all’etichetta di “vino rustico”, la quale, con evidente accezione negativa lo accompagnava da anni.
Oggi la barbera è in grado di conquistare i consumatori sia nella versione “pronta beva”, quindi giovane, sia dopo un periodo di medio/lungo invecchiamento.
Elio Grasso ha destinato 3,5 ettari dei suoi possedimenti alla coltivazione di questo vitigno. la vendemmia manuale avviene alla fine di settembre/inizi ottobre e dopo la fermentazione alcolica in vasche di acciaio inox a temperatura controllata, il vino viene affinato in barrique. Una volta imbottigliato viene lasciato riposare in cantina per circa un anno prima di commercializzarlo.
L’ho assaggiato la prima volta a cena a casa di amici e ha riscosso subito un grande successo tanto da aprirne una seconda bottiglia. Si presenta di un colore rubino intenso tendente al porpora, al naso è un rincorrersi di profumi tutti diversi tra loro: dalla ciliegia alla nocciola, dall’eucalipto alla vaniglia. In bocca è rotondo, pieno con una spiccata nota acida tipica del vitigno.
Chapeau!
Scheda del vino: Barbera d’Alba “Vigna martina”
CONDIVIDI SU:
Si dice LA barbera o IL barbera?
Ci sono delle oscillazioni in merito. Io seguo l’uso locale piemontese e dico “La Barbera”. Giovanni Pascoli diceva: “La purpurea Barbera”